Il quadro che ci propone l’autore è a tratti desolante, a tratti divertente. E il bello è che ridendo forse non ci accorgiamo che ridiamo di noi stessi. Quando Alex parla di avatar, della scelta di un’immagine che dovrebbe rappresentarci, ci si ritrova a sorridere senza considerare che stava parlando anche di noi.