Di tutti i musicanti, quelle dei batteristi sono le storie più belle. Somigliano a quelle dei portieri di calcio. Sono le più belle perché sono le storie degli ultimi, di quelli che stanno dietro, ma che reggono il gioco, che legano tutto. Mauro me lo dice da anni. Mi offre una birra e ripete: quelle dei batteristi, le più belle. Le altre sono tutte già sentite: le spacconate dei cantanti, le trame vertiginose dei chitarristi, e poi le storie dei
sassofoni e degli archi che sono come storie di fiato e di voci che non smettono di cercarsi e, qua e là, di qualche colpo fortunato. Vere, commoventi, ma un po’ tristi, anche se mai quanto quelle di chi suona il piano o le tastiere. Soltanto chi si nasconde dietro a un contrabbasso ha storie altrettanto
fantastiche, perché la sua è tutta una vita di tensioni e di responsabilità, di fughe e di ritorni. Ma quelle dei batteristi sono un’altra cosa.