La poesia di Mustafaj nasce nelle Bjeshkà«t e Nà«muna (Montagne Maledette), nel nord dell'Albania, nel pieno inverno della dittatura comunista albanese.
Il verso di Mustafaj sembra pacato a una prima lettura, epico come nei racconti degli antichi, senza grida né enfasi. Ma è solo un inganno, perché rileggendo con l'attenzione dovuta si scopre che sotto l'essere del suo verbo abitano echi, suoni, ritmi interiori intensi, che penetrano nella memoria del lettore accorto, rimanendovi per sempre. àˆ un verso vero e vissuto profondamente, carico di umanità e universalità . Mustafaj sa colloquiare con le cose, dando loro voce e volto, attraverso una prosa poetica che colpisce per la forza e per la bellezza antica e ancestrale. A volte tumultuosa e carica dell'inquietudine quotidiana, la sua poesia si fa carico del dolore e della sofferenza dell'uomo, in attesa di un raggio di luce durante le notti nere, che sembrano non avere mai fine: Non arriverà mai l'alba. Fare il poeta nel cuore della dittatura più feroce del vecchio continente, in cui s'intrecciavano i vivi con i morti, poteva essere una scelta fortunata per i poeti di corte, ma pericolosa per gli “ereticiâ€. Attraverso metafore e simboli ambigui, i poeti tentavano di recuperare la libertà quotidiana perduta. Chi osava spingersi oltre il limite proibito, fissato dalla censura, pagava con la propria vita, “uccidendosi†con la propria poesia.
Il territorio poetico di Mustafaj è un territorio minacciato, abitato da streghe, notti nere, boschi oscuri, lupi mannari, sangue versato… Sono simboli negativi che, come presagi, preavvisano un lugubre destino per il poeta e per la poesia stessa. L'amore come anima del mondo; è la poesia stessa che sopravvive, sfidando qualsiasi oppressione e i recinti di filo spinato. Toccanti sono i versi dedicati alla propria donna e alla madre che, pur essendo assente, è sempre presente accanto al proprio figlio, pronta a proteggerlo, insegnandogli le leggi antiche degli avi malsor (montanari).
àˆ questa la leggenda della nascita del poeta e della sua poesia imponente, dai toni epici ed elegiaci, che assomigliano a una leggenda vivente sorta nel gelido e lungo inverno della dittatura albanese.
[Dalla prefazione di Gà«zim Hajdari]
Besnik Mustafaj è nato nel 1958 in Albania. Si è laureato in Lingua e Letteratura Francese all'Università di Tirana e ha lavorato come professore, traduttore e giornalista. àˆ tra i fondatori del Partito Democratico d'Albania; con Azem Hajdari organizzò la prima manifestazione democratica contro il regime comunista di Enver Hoxha. Ambasciatore in Francia dal 1992 al 1997, è stato Ministro degli Esteri dal 2005 al 2007, per poi dimettersi causa dissenso con il premier Berisha e dedicarsi definitivamente alla scrittura.
Tra i più importanti scrittori contemporanei albanesi, Mustafaj è autore di numerosi romanzi, saggi, raccolte e traduzioni. Le sue opere sono state tradotte in molte lingue, ricevendo un largo consenso di critica. In Italia ha pubblicato Albania: tra crimini e miraggi (Garzanti, 1993). Nel 1997 ha vinto il premio “Méditerranée†per il romanzo Daullja prej letre (Tamburo di carta).