Quattro anni prima della propria morte Byron – descritto da Ernest H. Coleridge come «de facto if not de jure a naturalised italian» – affronta la traduzione «word for word and line for line» di un celebre passo della Divina Commedia. L'ispirazione per quest'impresa gli è offerta dall'analogia fra la storia narrata da Dante nel quinto canto dell'Inferno e il proprio legame d'amore con Teresa Guiccioli, anch'essa ravennate come Francesca da Rimini e costretta a un matrimonio di convenienza. Il testo manoscritto, contenuto in una lettera datata Ravenna, 20 marzo 1820, e spedita da Byron a John Murray, verrà pubblicato postumo nel 1830 in The Letters and Journals of Lord Byron.