Una tradizione millenaria ha sempre considerato il linguaggio come il contrassegno dell'intelligenza umana, amplificando la creatività , l'onniformatività semantica, la libertà espressiva che esso ha concesso all'Homo Sapiens distaccandolo da tutte le altre specie animali. Questa tendenza si è particolarmente affermata nel Novecento con la "svolta linguistica" e l'egemonia epistemologica delle scienze del linguaggio. L'emergere delle neuroscienze e la rivalutazione del naturalismo filosofico, dell'etologia e della biologia evoluzionista, nel contesto complessivo delle attuali Scienze cognitive, stanno mettendo in discussione quel progetto implicitamente antropocentrico. Si comincia a intravedere la possibilità di una nuova filosofia del linguaggio che consideri le proprietà cognitive connesse a tutti gli usi linguistici come specie-specificità di natura biologica e finalizzata alla selezione naturale di cui l'uomo non potrà mai liberarsi perchè inscritte geneticamente nella natura del linguaggio umano.