Il libro è dedicato a una ricerca sul teatro nel ventennio fascista condotta su due autori che di esso furono certamente espressione, il drammaturgo Giovacchino Forzano, e lo stesso Mussolini che, assai interessato al teatro, indusse Forzano a scrivere tre drammi insieme a lui. Ma va subito chiarito che Forzano e Mussolini vengono qui considerati esclusivamente per un contributo a una storia del teatro del ventennio e il riconoscimento del loro ruolo in tale ambito non ha alcuna ricaduta politica. Sterpos lamenta che la grande maggioranza dei critici non abbia finora prestato vera attenzione a Forzano e, anche riallacciandosi a due recenti monografie di Forzano degli studiosi C. Griffiths e S. De Rosa, rivendica invece all'autore un importante ruolo nella storia dello spettacolo della la prima metà del Novecento.
Riguardo ai rapporti del drammaturgo con Mussolini, Sterpos riconosce che a Forzano è da imputare una fede cieca nel “duceâ€, da lui visto come il titanico personaggio chiamato dal Destino a cambiare il corso della storia, ma ritiene questa sorta di “religione mussoliniana†almeno sincera e disinteressata. Essa del resto non implicò mai un'adesione al partito fascista, al quale Forzano si iscrisse solo nel 1933 e per necessità . Sterpos cita molte posizioni di Forzano in contrasto con la linea del PNF, che spesso colgono anche problemi di grande attualità ai nostri giorni nella loro fase iniziale.
Quanto a Mussolini egli è qui chiamato in causa per la sua partecipazione ai tre drammi di Forzano e per le sue opere letterarie giovanili: la condanna senza appello dovuta al dittatore non deve, secondo Sterpos, indurre a trascurare il Mussolini scrittore, per lui una realtà da sottoporre alfine ad una seria indagine critica capace di esprimere giudizi sereni e non condizionati da passioni politiche di qualsiasi segno.