La personalità e la vita di un uomo poco conosciuto
al di là degli ambiti accademici
L'intellettuale che sfidò la potenza dell'Inquisizione
spagnola
Sigismondo Arquer è certamente la più notevole figura sarda del Cinquecento, la
cui vicenda e la tragica fine sul rogo per mano dell'Inquisizione spagnola varcano
ampiamente gli stretti confini dell'Isola e della sua storia interna, proiettandosi
piuttosto sulla più larga scena dei grandi contrasti religiosi che sconvolsero
l'Europa al crepuscolo del Rinascimento e all'inizio dell'età moderna. L'esperienza
del teologo e giurista sardo si svolse non solo tra la Sardegna e la Spagna, ma
anche in Italia, Svizzera, Germania, Fiandra, dove egli fu a contatto diretto con le
molteplici opzioni culturali e religiose che laceravano il continente, ormai prossimo
a una definitiva frattura tra cattolici e protestanti. Sospeso tra due mondi, come
molti altri Sigismondo si sforzò di conciliare un'opposizione che apparteneva anche
al suo animo, diviso da una parte dalla tentazione di aderire alle idee della Riforma
protestante e dall'altra dal forte senso di fedeltà alle tradizioni religiose e civili
della sua terra, che per quanto imperfette egli pensava potessero migliorarsi, sia
per l'azione di uomini di sincera e autentica fede sia con l'aiuto provvidenziale di
un principe illuminato. L'Inquisizione spagnola e i nemici dell'Arquer fecero svanire
questa illusione, spentasi il 4 giugno 1571 nella conclusione del lungo e tortuoso
processo per eresia tenutosi a Toledo e durato otto anni. Questo libro si propone di
riassumere nei suoi tratti essenziali una vicenda che fu molto complessa e che per
sua natura ha dato spesso esiti interpretativi contrastanti.
