Scheda Libro
Le belle stagioni
Franz Krauspenhaar
Marco Saya Edizioni
Anno:
0
Prezzo:
15,00
Ean:
9788898243099
Argomento:
Vario
Genere:
Poesia
Pagine:
0
Supporto:
Brossura
Stato:
In Commercio
Sinossi
Il nuovo libro di poesie di Franz Krauspenhaar non è semplicemente una “raccolta poetica”. àˆ, in realtà , la continuazione di un discorso intimo che già  affondava le sue radici nei romanzi dell'autore (penso in particolare a Era mio padre, ed. Fazi, e Le monetine del Raphaà«l, ed. Gaffi), ma nelle sue opere in versi (Effekappa, ed. Zona, e Biscotti selvaggi, ed. Marco Saya) trovava un'espressione ancor più pregnante, addensandosi e infittendosi.

Il legame più diretto è con l'ultima pubblicazione poetica in ordine di tempo, i Biscotti. Come in quel caso, anche qui ci troviamo davanti a una “poesia prosastica” (o, volendo, a una “prosa poetica”), che si sviluppa come un articolato flusso di coscienza in cui si alternano immagini di vita milanese, incubi televisivi e invettive dirette contro tipi umani odiosi, che mi viene da accostare ai Mostri di cinematografica memoria.

Solo che, in questa nuova opera – che fin dalla copertina presenta una veste più “classica” – lo spirito lacerante e corrosivo dell'autore pare sciogliersi in un discorso più intonato a certe venature armoniche di stampo lirico già  presenti nel precedente (e riuscitissimo) esperimento poetico.

Filo conduttore, che emerge a tratti, facendo da leit motiv di tutto il libro, il rapporto, distaccato e ironico, ma fondamentalmente di grande affetto, con il lontano antenato Franz Kroeshaar, esule/viaggiatore o “qualcosa del genere”, che conobbe molti mondi, galleggiando nell'Europa centrale come un sughero sbattuto dalle onde e imbevendosi di una diversità  di gusti del vivere che, in fondo, F.K. anela, dal cul de sac di una Milano spesso percepita come asfittica, e sia pur capace di regalare inattese epifanie.

Da questa estremità  della filiera genealogica, F.K. appare, per certi versi, più rassegnato ai mali del mondo, all'ἀνάγκη di una società  appagata dai (o magari arresa ai) suoi modelli privi di senso. E la sua risposta è un canto post-industriale e post-terziario, in cui trova voce la sua (sia pur da lui stesso percepita come vana) ribellione contro l'omologazione – diciamo pure: il modello “impiegatizio della mente” – imperante.

Ecco perché questa è vera poesia, e F.K. si connota come vero artista: perché non ha secondi fini e sa già  che, nel denunciare una società  in gran parte “paracula”, le speranze di un cambiamento sono minime. Eppure non ci rinuncia, come grandi scrittori del passato (su tutti, penso a Roberto Bolaà±o). E anche questa è una vittoria. (Giovanni Agnoloni)
Giacenze
denominazioneindirizzocapcittacopie
Lazio
Via Diego Simonetti 70
00122
Roma
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