L'argomento principale di questo studio - i rapporti di Pier Paolo Pasolini con la società cattolica e la censura, in veste di controverso autore imputato del crimine di avere ideato soggetti cinematografici blasfemi aventi a tema il sacro, quali "La ricotta", "Il Vangelo secondo Matteo", "Teorema" - evidenzia quanto il nostro autore avesse allegorizzato e teorizzato già negli anni Sessanta la crisi spirituale in cui sarebbe caduto il Paese, calcolandone l'estensione rispetto al crescente potere politico dei media del Vaticano e dello Stato. Pasolini per primo aveva accusato tali organi d'informazione di appoggiare un sistema governativo costituito prevalentemente su interessi economici e strategie d'assoggettamento delle masse, piuttosto che su principi religiosi e civili, un sistema tenuto in piedi tramite l'abbassamento degli standard culturali. Anticipando le odierne critiche mosse ai domini massmediatici delle società postcapitalistiche, Pasolini additava furiosamente nel "Salò" come i media diano espressione solo alle voci del potere, raccontando sostanzialmente la realtà come piace ai padroni, per raggiungere un'omologazione dell'opinione pubblica, uniformandola, nel caso italiano, ai dettati del governo e della Santa Sede. Una decadenza che, dal crollo del regime fascista in poi, ancora corrompe il senso della democrazia e della libertà su cui dovrebbe fondarsi la Repubblica italiana.