"Amico mio! Noi siamo un impasto di santi e di peccatori e siamo creature senza nome. Siamo servi di uno stato infame. Siamo sbirri, Alfre'! E non ruffiani!".Storie di criminalità comune a Bari e malavita organizzata dalla Sicilia a Milano, fino ad arrivare in Svizzera. Al centro delle vicende la professionalità e l'ironia sprezzante del commissario Alfredo Burgio, spalleggiato da Cosimo Gelfusa e Vito Caputo, ispettori tanto bravi quanto comici nei modi e nel linguaggio. Sullo sfondo le famiglie dei protagonisti, costrette a sopportare con pazienza i disagi della loro vita da poliziotti. Graffiante è la critica ai personaggi di potere, pronti ad affidare ai sottoposti il lavoro sporco, per poi prendersi tutto il merito in caso di successo o scaricare le colpe su di loro quando le cose vanno male. Far rispettare la legge e proteggere i deboli e gli onesti, anche a costo di subire ingiustizie: è questo il destino di un vero sbirro!Ogni riferimento a persone o a fatti è frutto della fantasia dell'Autore.