"Gli acciacchi della vecchiaia non sono le malattie, ma i rimorsi di una vita."Mimmo non ricordava se questa massima, sgradevole e vera, l'avesse letta in un libro, ascoltata da un film, o se l'avesse elaborata lui stesso, durante la notte, quando gli capitava di svegliarsi all'improvviso. Riprendere sonno non era facile. Per riuscirci si aiutava rimuginando idee d'ogni genere, che nel dormiveglia gli apparivano stimoli fecondi, ma che al risveglio risultavano autentiche banalità. Gli anagrammi la sua predilezione enigmatica, specie se doppi. "Agnelli" e "galline" diventavano la perfetta clonazione di consonanti e sillabe. Lo stesso accadeva per pineta e piante. Sublime lo scambio fra teatro e attore, l'uno funzione dell'altro. [...]