In questo libro troverete tre racconti, tutti premiati in vari concorsi letterari, quindi che hanno trovato un bel consenso di critica, ma sarebbe cosa gradita se avessero anche un riscontro commerciale, perché, si sa, l?artista straccione e beat non è più ecosostenibile.
Un condominio di gente dabbene, vincitore nel 2010 del Premio Massimo Troisi come miglior racconto comico, è stato concepito in un caotico maggio milanese. Isolato dal mondo, munito solo di una bottiglia di Amaretto di Saronno e di un po? di immaginazione, l?autore ha romanzato su di un fatto incredibilmente e ignominiosamente vero, mescolando tra loro personaggi incontrati nell?esperienza lavorativa e caricaturizzandoli (ma nemmeno troppo). Se qualcuno di questi vi sembrerà di riconoscerlo come uno dei vostri vicini... beh cambiate casa o consolatevi con l?antico adagio catalano «mal comune è mezzo Gaudì».
Il secondo racconto, ma che in questa raccolta è però presentato come terzo per una bizza dell?editore, ci porta in un mondo futuro e immaginario, dove guitti da balera comanderanno i gusti del pubblico attraverso la televisione e tutto il sapere che non serve e non porta a significativi incrementi del Pil sarà guardato con curiosità e sarcasmo e la nazione intera si paralizzerà di fronte a reality imbarazzanti in cui ci si domanda, ad esempio, se la filosofia sia più forte dell?antropologia... Ok, ok, questo mondo forse non è né futuro né immaginario.
Poi, in tema di crisi, giovani e disoccupazione, eccovi per concludere ? ma in realtà è il secondo racconto sempre per la succitata bizza dell?editore ? un bel colloquio di lavoro. Tutti hanno fatto colloqui di questo tipo e, belli sbarbati, giaccati, con cravatte e camicie inamidatamente croccanti, hanno visto i loro sforzi universitari infrangersi contro personaggi dalle qualifiche oscure che fanno della psicologia da mercato rionale, ma con un cipiglio da neurochirugo in odore di Nobel. Ecco dunque la cronaca di un ?normale? colloquio di lavoro, se così si può dire, uno di quelli dove il giovane entra agguerrito, convinto di avere un?occasione per giocarsi le sue chance, di avere delle belle carte in mano ? professionalmente parlando ? e torna a casa invece con la stessa sensazione che si prova dopo una colonscopia a secco, perché oramai non siamo più neppure nel paese della raccomandazione, ma quello del caso, per non dire un?altra parola di quattro lettere che comincia per c.