Cetarti trascina le sue giornate rinchiuso in casa, sprofondato davanti alla TV in nuvole di fumo. Una sera, mentre Discovery Channel trasmette un documentario sulla pesca dei calamari giganti, squilla inaspettato il telefono. Un tale da Lapachito, nel Chaco, lo informa che sua madre e suo fratello sono stati uccisi a colpi di fucile. Sedici ore e settecento chilometri più tardi Cetarti si ritroverà così nella profonda provincia argentina, in un paese di strade melmose, case diroccate, sole implacabile, per recuperare i resti dei suoi familiari. Dentro la teca domestica, o fuori, sotto un sole tremendo, il paesaggio è lo stesso: un mondo senza accadimenti e senza emozioni, come se tutto fosse già stato e dell’umano esistere non restasse altro che la condanna a un moto perpetuo e inerziale. Non diversamente dalla vecchia elefantessa del circo condannata a danzare senza tregua da scariche elettriche, anche Cetarti scivola inerte incontro al suo destino. Che lo accoglie con la faccia grossa e i denti marci di Duarte, ex sottufficiale dell’aeronautica, collega e amico dell’assassino di sua madre. Insieme a Duarte e al suo giovane e stordito aiutante, Cetarti proseguirà il suo vagabondare in un nulla stipato di espedienti per sopravvivere: una truffa per riscuotere l’assicurazione dei defunti, il trasloco nella stamberga del fratello ucciso e da tempo perso di vista (stravagante collezionista di spazzatura varia e insetti stecchiti), il misterioso sodalizio con una salamandra, il coinvolgimento nei traffici criminali dell’ex sottufficiale. Il viaggio di ritorno dei tre da Cordoba, dopo aver incassato i soldi dell’assicurazione, riserva un inatteso finale.