In questo volume di scritti militanti, Matteo Meschiari raccoglie una serie di lucide intuizioni su terra e crisi ambientale. Con passo selvatico e sguardo poetico, l’autore ci sprona a intraprendere una lotta per le immagini, perché il disastro che ci attende coincide con la nostra incapacità di immaginare il mondo che annientiamo. Se il problema è il destino della terra, è dalla terra che dobbiamo ricominciare. E l’idea di Geoanarchia è semplice: pensare e praticare paesaggi per fare resistenza ecologica.
Matteo Meschiari (Modena 1968) è poeta e scrittore. Insegna antropologia e geografia all’Università di Palermo, dove è professore associato. Studia il paesaggio in letteratura, la wilderness, il camminare, lo spazio percepito e vissuto in culture europee ed extraeuropee. Ha pubblicato le sue ricerche presso vari editori, tra cui Sellerio, Liguori e Quodlibet (tra i più recenti Terra sapiens. Antropologie del paesaggio, Sellerio 2010; Nati dalle colline. Percorsi di etnoecologia, Liguori 2010; Uccidere spazi. Microanalisi della corrida, Quodlibet 2013; Less is Home. Antropologie dello spazio domestico, Compositori 2014; Antispazi. Wilderness Apocalisse Utopia, Pleistocity Press 2015). Nel 1997, con Claudia Losi e Francesco Benozzo, ha fondato lo Studio Italiano di Geopoetica, affiliato all’Institut International de Géopoétique, creato dal poeta scozzese Kenneth White. Dal 2000 lavora alla composizione e diffusione orale di un poema epico intitolato Terra (poi Terra Nova), che racconta la storia geologica e biologica del pianeta. Per Lacour-Ollé ha pubblicato con Christian Petr Corps nu. Abécédaire tauromachique (2013), per Exòrma Artico nero. La lunga notte dei popoli dei ghiacci (2016). Con Maurizio Corrado ha fondato nel 2016 la compagnia narrativa Campobase.