Un viaggio nel silenzio fatto con le parole di una grande scrittrice che usa la spontaneità per ottenere l’eleganza, quel silenzio dell’anima che perfino al giorno d’oggi conserva intatto il suo mistero.
Viviana è uno di quegli esseri umani che si portano sulle spalle la pena per i mali propri e per quelli altrui.
Erede di uomini provenienti dalle steppe asiatiche, Viviana riesce a guarire con l’imposizione delle mani anche le malattie più gravi. Non solo facoltà particolari che sembrano venire dal remoto, ma doni di elezione a cui si è predestinati, tale è la responsabilità del suo ruolo nel mondo e anche causa del suo destino di solitudine.
Una scrittrice laica la conosce e subito non può più credere soltanto a ciò che vede, sente «come si stesse dissolvendo la rassicurante consueta misura delle cose». Con una discrezione commossa ne segue le vicende e ne racconta la storia, la sua natura altra, traccia mappe avventurose oltre la realtà sensibile.
Le due donne si confrontano sui grandi temi comuni del dolore e del destino, attraverso le parole dell’una che nella narrazione appaiono risonanze dell’energia immateriale dell’altra.