"Era inverno la notte era molto buia l' aria straordinariamente limpida e pungente addolcita del profumo delle foreste. In lontananza si poteva sentire il fiume che si contendeva il passaggio con il ghiaccio e le rocce: si intravedevano poche luci irregolarmente sparse nell' oscurità ma così distanti da non intaccare la sensazione di solitudine assoluta. Le condizioni perfette per dare vita a una storia&hellip ' Vieni' dissi al mio motore interiore ' inventiamo un racconto una storia che attraversi molti anni e paesi che parli di mare e di terra luoghi selvaggi e civilizzati&hellip ' .". Così Robert Louis Stevenson racconta la genesi del Master of Ballantrae. È la descrizione di una magica illuminazione affabulatoria che lo coglie una sera d' inverno nella sua casa sul lago Saranac nello stato di New York. Lì nel dicembre del 1887 inizia a scrivere il romanzo che finirà due anni dopo a bordo dello yacht Casco nei mari della Polinesia. Dunque effettivamente Ballantrae attraversa mari e terre luoghi selvaggi e civilizzati. E passato e presente perché la vicenda ha inizio in Scozia (con un ricordo delle storie di quelle terre) e termina nella wilderness americana (con i paesaggi del presente dello scrittore). E attraversa impregnandosene anche l' incubo ricorrente di Stevenson: l' ansia del doppio dell' antagonista interno dell' alter ego del quale non ci si può liberare. In questo caso il dissidio è tra due fratelli e riguarda un titolo ereditario e la mano di una graziosa fanciulla. L' uno e l' altra da sempre promessi al primo e per una serie di circostanze finiti nelle mani del secondo. James il fratello maggiore è quanto di più diabolico a detta dello stesso Stevenson sia mai uscito dalla sua penna (the Master is all I know of the devil). Henry per contro è il ritratto del mite gregario del dimesso e che tuttavia accaparra vantaggi e privilegi e nel corso del racconto subisce una trasformazione spaventosa corroso anche lui dal male e dal livore. Lo scontro comincia nel 1745 in coincidenza con lo sbarco del pretendente Charles Stuart al trono di Scozia e con la sua sconfitta nella battaglia di Culloden nella quale James viene ritenuto morto. Proseguirà poi per anni prima tra le mura del castello avito - con una prima resurrezione del Master - e poi in un vero incubo dell' ostinazione distruttiva nelle terre desolate che lambiscono la regione dei Grandi Laghi americani. Stevenson era piuttosto perplesso riguardo a quest' ultima parte. Confidò all' amico Henry James che riteneva il finale inverosimile. Gli sembrava d' aver calcato troppo la mano. E tuttavia il lettore che seguirà sino in fondo le vicende dei due fratelli rimarrà contagiato anch' egli da quel dissidio e al senso dell' inverosimile temuto da Stevenson sostituirà quello dell' inevitabile così come appare essere la conclusione terribile e inaspettata del più amaro e disilluso romanzo dello scrittore scozzese. Questa edizione ripropone le illustrazioni di William Brassey Hole pubblicate nella prima edizione in volume dell' opera del 1889.