La stanza di Rodinsky è l' occasione per un percorso accidentato. È un non libro costruito su diversi fattori. Per prima cosa: due autori diversissimi. Iain Sinclair è il mentore della follia londinese il Dickens della fine del ventesimo secolo la figura letteraria che assomma in sé il dottor Jekyll e il signor Hyde. Dotato di una conoscenza spaventosa della metropoli e degli intrecci di artisti letterati folli che la attraversano sembra godere nel confondere il lettore nell' affastellare nozioni e concetti tracce e sospetti. Nel leggerlo occorre abituarsi all' imprevisto alla digressione alla contraddizione. Per contro Rachel Lichtenstein non apparteneva - prima di questo libro - alla schiera dei letterati. Era stata artista. Installazioni per intenderci. Non stupisce che quando entrò nella stanza di Rodinsky rimase folgorata. Da allora ha cercato un riavvicinamento alla sua cultura ebraica - nel libro lo racconta - e s' è dedicata più ai libri che all' arte studiando le vicende dei mercati londinesi folgorata in questa storia del bric-à -brac dalla sua indagine su David Rodinsky. Lei racconta la vicenda Sinclair la rende complessa. Lei scava lui sembra gingillarsi col suo sapere. Lei ha determinazione lui sembra sospeso nel vago. Ma il gioco di rimandi funziona e la vicenda procede tra grandi balzi e apparentemente inspiegabili pozze acquitrinose dove qui e là appaiono riflesse immagini della grande città . Comunque si fa presto a raccontare la storia. C' è Londra. All' interno di Londra c' è il quartiere di Spitalfields che ha ospitato l' immigrazione ebraica della prima metà del secolo scorso e quella più recente del Bangladesh e che sa di stufati e di profumi di curry. All' interno di Spitalfields c' è Princelet Street. Al 19 di Princelet Street c' è la vecchia sinagoga in disuso. Sopra la vecchia sinagoga in disuso c' è la stanza di Rodinsky. All' interno della stanza di Rodinsky c' è Londra. Cosa sia Londra è poi difficile da determinare anche a non voler essere pindarici come Sinclair. Che cosa sia stata la Londra di Rodinsky è quanto la Lichtenstein prova a ricostruire. Ma è il mondo che vi immaginate: emigrati ebrei dall' Est. Vecchie e prepotenti mamies affacciate alle finestre del vicolo famiglie solidali e ogni tanto qualche tipo stravagante. Uno per esempio che ha fatto il custode della sinagoga e che un giorno sparisce lasciando la sua camera. Camera che non interessa a nessuno per anni fin quando non viene riaperta e racconta una storia. E qualcuno cerca di mettere ordine nei tasselli del puzzle.