Senza nome i protagonisti di questo romanzo - la Duchessa del nulla e il fratello di Edmund un bambino di sette anni - ben presto e inspiegabilmente abbandonati da Edmund compagno di lei e fratello di lui s' aggirano per una Roma-chimera filtrata per capriccio da un paio di occhiali color ambra sfondo maestoso ma itterico e maleodorante della narrazione - un monologo in prima persona - senza far nulla. E non si commette un grande errore se si afferma che Duchessa del nulla è in fondo un libro sul niente con un tema portante arcano e invisibile un libro che vive del suo stile e della sua sospensione l' unico modo - davvero - per parlare della bellezza se esiste l' unico modo per descrivere un viaggio tortuoso all' interno della mente. Come in un puerile ammonimento dicotomico (giusto-sbagliato amore-odio) la duchessa s' infervora nel voler garantire un' educazione al bambino la sua è una pedagogia non convenzionale dominata da precetti rigorosissimi (' il matrimonio è una tomba' ' l' amore è fatale' la scuola è ' una prigione di lavagne' ) invettive contro la poesia (' poverini i poeti costretti a tormentare il cervellino per cavarne immagini nuove' ) sofisticate lezioni-laboratorio sull' arte del sottinteso e propositi di utopica progettualità . Il fratello di Edmund più simile a un gatto che a un bambino vive con fanatica innocenza la sua educazione ai sentimenti e ben sopporta le reazioni ai suoi modesti tentativi di ribellione: ' Un giorno sarai un ottimo marito per la pigra sguattera che deciderai di sposare ma quel giorno non è oggi quella sguattera non sono io e tu non sei mio marito' . Narratrice ventriloqua e disonesta ammaliante e contraddittoria una tra Hedda Gabler e Molly Bloom ma con una disperazione e una follia mediate direttamente da Sylvia Plath la duchessa dispiega la sua persecutoria visione con un andirivieni nella memoria in cui il presente e la contingenza contano pochissimo. E la dicotomia ritorna nella sua maternità subita - lei madre di un figlio non suo compagna di un uomo sempre meno suo - e fa emergere una farinosa disintegrazione dell' anima il peso dell' ignavia e l' inutilità del presente.