Sette giorni nell’incanto delle Eolie per una catarsi esistenziale, per una definitiva liberazione, forse, da persistenti conflitti interiori. È bastata la voce o gli occhi di chi, in quei momenti, quasi per caso, ci stava accanto. E le passioni, il gusto del vivere e del donarsi si illuminano nei sorrisi avvolgenti e coinvolgenti, negli sguardi senza tempo di Panarea, di Alessandra, nel suo risveglio accarezzata dal dio invisibile dei venti, a lei vicino, che la tiene per mano. E il mare diventa specchio di se stessa e lei s’inebria nel profumo intenso del gelsomino, dei gelsi e delle mandorle di Lipari, che definisce in una suprema aspirazione “un affresco incanto / nel naufragio / estatico / della memoria”, come a voler rimuovere i giorni o gli anni di un inconscio presunto naufragio, che è stato, che è o sarà in ognuno di noi.