Dalla prefazione di Silvia Cuppini: […] Una terra, quella sarda, ritrovata attraverso le storie dei suoi abitanti, attraverso la lingua che appartiene loro. […] Ogni racconto contiene un piccolo o grande dramma esistenziale al quale Vinia non risparmia il suo giudizio lucido e pietoso. […] Di tutte le notazioni di paesaggio che avvolgono come uno scenario gli eventi umani, quelle più pregnanti sono riservate al mare, il grande anello confine dell’isola e per questo non solo la chiusura ma anche (cum-finis) l’apertura verso il mondo. Un mare infinitamente cangiante, pronto ad accogliere ogni solitudine, ogni abbandono.