Firenze, Londra, Roma, New York, e poi Anversa, Tokyo, Parigi: in una girandola inarrestabile Edouard Furfooz, mercante d’arte e collezionista, gira il mondo alla ricerca di giocattoli e oggetti rari. Vecchie automobiline, meravigliose bambole di un secolo fa, minuscoli personaggi di latta, antiche miniature giapponesi, piccole carrozze del XIX secolo, preziose pitture su coperchi di tabacchiere e di orologi: un mondo di meravigliosi poetici relitti, cui egli si dedica con passione da conquistatore.
Con la stessa passione insaziabile quest’uomo malinconico colleziona amori, ma non si lega mai veramente a nessuna donna, tranne che alla zia Ottilia, con cui ha passato l’infanzia, e alla piccola Adriana, di quattro anni, che adora. Un solo amico, Pierre, il suo collaboratore più intimo e fedele, un gigante omosessuale che coltiva bonsai.
Poi, un piccolo fermaglio azzurro trovato per strada fa riaffiorare qualcosa: un ricordo remoto, confuso, che lo ossessiona, un segreto sfuggente.
Quando la zia gli chiede di trovarle un luogo dove ritirarsi dal mondo, egli sceglie una casa in vicinanza del castello rinascimentale di Chambord. Il castello ha un magnifico scalone, il cui progetto viene da alcuni attribuito a Leonardo: due rampe si avvitano intorno a un vertiginoso vuoto centrale in modo tale che, ad ogni istante, ci si continua a vedere senza incontrarsi mai. Edouard ricorda una visita fatta da bambino con i compagni di scuola, l’eccitazione, le grida di stupore, la sua piccola amica di cinque, sei anni. Lui saliva le scale all’indietro.
In questa immagine sta l’essenza del romanzo. Edouard non avrà pace fino a quando non avrà ripercorso a ritroso tutti i gradini della sua esistenza per ritrovare un frammento d’infanzia perduto. Tale ricerca non potrà farsi se non per indizi – un piccolo fermaglio azzurro, un fiocco, un raggio di sole, un rimpianto struggente – e occorrerà saperli decifrare perché risorga il passato.
Scritto come un «racconto analitico» – così Freud chiamava le sue storie cliniche – Le scale di Chambord è la storia di un viaggio verso una verità che ipoteca l’intera vita del protagonista. Se i grandi temi freudiani – l’infanzia rimossa, l’amore, la colpa – sono convocati e orchestrati con la sapienza magistrale del grande narratore, è perché egli sa, più profondamente, che siamo sospesi su un vuoto dell’essere - come nelle scale di Chambord –, che ciascuno, a modo suo, tenta di colmare.