Pensiero e azione, mazzinianamente: l’endiadi vale anche per Carlo Pisacane, giustamente contemplato tra i pensatori di quella complessa vicenda che fu il “Risorgimento nazionale”. Pisacane, un oggetto rilevante di studio non solo “in sé”, ma anche nella sua utilizzazione. Questo vale in particolare nello snodo della Grande Guerra, del nazionalismo che la precede e la accompagna, e del fascismo,
con la conseguente reazione dell’antifascismo, fino alla nuova guerra.
Nulla di tutto ciò è ancor più sorprendente se si considera che Pisacane risente, in questa successione storica, di un’“aggettivazione ideologica” davvero “ricca” e “molteplice”.
“Contrasti” e “contraddizioni” che suscitano la necessità di una nuova ipotesi di lavoro, di Storia delle dottrine politiche, che si avvale del “riscontro” con “fonti omogenee” e del “confronto” con “fonti eterogenee”.
“Lo storico delle dottrine politiche resta l’instancabile indagatore del rapporto politico in tutte le sue metamorfosi: individuo–stato, autorità–libertà, morale– azione, giustizia–violenza”.