Una compagnia teatrale sta allestendo uno spettacolo della Commedia dell’Arte e il capocomico vuole “rinnovare” il modo di recitare dei suoi attori. Niente più improvvisazione (almeno fino a un certo punto): tutti dovranno mandare a memoria la propria parte senza allontanarsi troppo dal testo. Nasce quindi, tra dubbi, reticenze ed entusiasmi di musici, maschere e prime donne, un’animata discussione. È giusta questa “maniera” moderna di fare teatro e di stare al passo coi tempi? E qual è il nuovo ruolo del poeta, e degli stessi attori?
Il teatro comico non è solo la prima delle sedici commedie che Carlo Goldoni scrive tra il 1750 e il 1751 per l’impresario Girolamo Medebach, ma è un vero e proprio manifesto d’arte che apre la strada alla sua celeberrima riforma e che anticipa per certi versi il Pirandello più profondo e metateatrale.