Ricordi, amnesie, catastrofi culinarie e intrepide ricette. Un viaggio nella memoria, un flusso di emozioni filtrato attraverso la manipolazione culinaria.
“Nasco come lanciatore di patate. E non dovete pensare che con ciò intenda un riferimento agli sport di strada. No, un lanciatore nel senso letterale del termine: avevo dieci anni e, colto da un raptus agonistico-omicida (non so), mi dilettai a lanciar patate dall’indimenticato secondo piano della mia casa. Certo che pure tu, mamma, mettere la cassetta delle patate sul balcone, un carico di forma sferica accanto a un bambino di dieci anni. Quello che farà? dato uno sguardo all’ingiù, e notato un appariscente piccolo catorcio verde (dovrà essere stato un modello 112 della Fiat), senza perder tempo,uno - due - tre - quattro - cinque patate a segno! Ma quell’irrispettosa non ci sta, né si piega: le mie armi sembrano solo lambire la sua corazza e macchiare di sangue di patata omicida il suo caparbio tettuccio. Un minuto di lotta accanita, poi gli schiaffi sulla nuca. La verità è che una vicina impicciona si era messa ad urlare manco avesse avuto una pistola vera puntata alla tempia! Io, nella foga dell’impresa, avevo ascoltato solo il fruscio del lancio e il rumore dello spiaccico, nulla più.”