Medioevo (Chusei, 1945-46), racconto storico giovanile, narra dell’invaghimento mistico dello
shogun Yoshimasa (XV sec.) per una tartaruga gigante, che egli crede essere la reincarnazione
del defunto figlio Yoshihisa; un’opera breve ma complessa, scandita da un linguaggio
aulico e coltissimo, dalla sintassi ricercata che, già di per sé, è esempio concreto del modello
estetico di Mishima.
Il palazzo del bramito dei cervi
È il 3 novembre 1886: il Conte Kageyama ospiterà un ballo al famoso Rokumeikan, la sede
stessa della cultura e dell’architettura europea, in onore del compleanno dell’Imperatore, e
qui, a questo simbolo della contorta relazione del Giappone con l’Occidente, le molte tensioni
dell’opera si scontrano. La moglie di Kageyama, Asako, un’ex geisha, deve affrontare i
fantasmi del suo passato quando un ex amore, Kiyohara, leader della coalizione antigovernativa,
arriva per il ballo, inconsapevole che un attentato sulla sua vita è stato pianificato dallo
stesso Conte Kageyama. Aggiunto all’intrigo politico, l’elemento umano dell’amore perduto
e ritrovato di recente - l’amore duraturo di Asako per Kiyohara e il nuovo amore di Akiko
per Hisao, Kiyohara e l’amante di Asako - si intrecciano con un tragico epilogo, prevedibile
ma comunque avvincente.