Carmine è un ragazzino intelligente e sensibile, diverso da tutti i suoi coetanei e dalla
gran parte degli adulti di sua conoscenza. Mentre i compagni passano l’estate a scorrazzare in
bici per le strade di Oria, lui ama disegnare, soprattutto volti, rendendoli migliori e “più veri” su
carta. Quello dell’appuntato Carbone, per esempio, lo intriga al punto da piazzarsi ogni giorno
nella caserma dei carabinieri con la scusa di una bicicletta rubata, per coglierne le innumerevoli
sfumature. È lì che, una mattina, un uomo va a denunciare la scomparsa della figlia Sashi, trovandosi
davanti l’aria di sufficienza del maresciallo Biase. Carmine segue l’istinto e, con lo scarso aiuto
dell’italiano stentato di questo padre in lacrime, realizza un ritratto che viene affisso in paese.
Ma a nessuno interessano davvero le sorti di una zingara. Solo a lui, che la prende tanto a cuore
da portare avanti un’indagine in solitaria per ritrovarla, compiendo nel frattempo un percorso che
lo allontana dai pregiudizi dei grandi e lo rende più simile all’uomo che vuole diventare.