Un codice celato nell’opera di Sergio Atzeni, una chiave di lettura nuova e avvincente che
ci aiuta a comprendere meglio il grande scrittore, sulla base della sua personalità
Sergio Atzeni è morto a soli 43 anni, il 6 settembre del 1995. Da lì, la nascita di un mito. Molto spesso fin troppo edulcorato. E invece
quella morte è lì che continua a domandarci: “Chi era? Cosa stava divenendo?”. Domande inevitabili se si considerano due fatti spesso
dimenticati, che testimoniano di una profonda trasformazione in corso: l’esplicita conversione al cristianesimo che Atzeni matura pie-
namente nell’autunno del 1987, l’esplosione creativa che si accompagna a questa conversione e arriva all’apice nel periodo interrotto
bruscamente dalla morte. Franciscu Sedda riparte da qui e individua un’enigmatica coincidenza nelle opere che Atzeni aveva concluso
poco prima di morire, Passavamo sulla terra leggeri e Bellas mariposas: entrambe confermano la conversione al cristianesimo ma la
collegano indissolubilmente a un’altra conversione, innominata. Per svelare identità e significato di questa conversione ai limiti dell’indi-
cibile, che porta a una rilettura complessiva del percorso esistenziale e artistico di Atzeni, secondo Sedda bisogna accettare di ascoltare
nuovamente la voce di tutte le opere e giocare il loro gioco fino alla fine, fino alle soglie di un nuovo inizio. Seguendo il semiologo sardo,
infatti, dei piccoli segni-chiave, prima apparentemente insignificanti, a un certo punto si mostreranno come parti di un codice nascosto
nei testi, che come in un’allegoria medioevale apre le narrazioni e ne rivoluziona gli esiti.