Finalmente tradotto in italiano (a cura e con una postfazione di Alessandro Catalano) il libro d’esordio di Hrabal, uno dei più grandi scrittori del Novecento.
« Ho inchiodato rotaie, fatto il capostazione, offerto polizze assicurative, ho lavorato come commesso viaggiatore, operaio di acciaieria, imballatore di carta da macero e macchinista teatrale.
Quello che volevo era sporcarmi con l’ambiente, con la gente comune, e trovarmi a vivere, ogni tanto,
l’esperienza sconvolgente di scorgere la perla sul fondo dell’essere umano. » Bohumil Hrabal
C’è già tutto Hrabal in questa sua prima raccolta di racconti, i personaggi, marginali e sbruffoni, sinceri come i bassifondi da cui provengono. È lì e in loro che però è più facile scorgere ciò che si annida sul fondo di ciascuno, una forma di vera essenza umana, la “perlina”. Hrabal però insiste a dire che non si tratta di racconti metaforici, morali: il racconto è come un riflettore sotto la cui luce entrano i personaggi, che ci possono parlare e di cui possiamo conoscere quasi tutto da pochi gesti e alcuni scampoli di conversazione, e poi escono di scena. In modo che sia poi ogni singolo lettore, come gli pare, a scoprire, al fondo di sé, le sue perline. Per farlo, Hrabal usa in modo estremamente creativo ed espressivo un linguaggio concreto in cui si sente il rumore della fabbrica e delle fumose chiacchiere da birreria, gli slang, terminologia presa di peso da ambiti tecnici. Il linguaggio parlato amalgama tutto in modo da creare una spontaneità credibilissima e insieme estremamente studiata, che rende tutto semplice come la realtà, ovvero di una complessità effettiva e irriducibile che reinventa la tradizione, come accade solo nei grandi della letteratura.
Quarta di copertina di Alessandro Catalano, curatore del volume:
« Sulla forca! È quello il posto di Bohumil Hrabal e dei maniaci simili a lui, purtroppo non è il solo. Sulla forca! »
Nella sua rielaborazione di una lettera anonima, Bohumil Hrabal fotografa con grande efficacia la reazione di alcuni lettori cechi di fronte alla novità linguistica, stilistica e tematica dei suoi testi letterari dopo quindici anni di grigio realismo socialista.
Con i racconti di Hrabal, nel 1963, fanno prepotentemente ingresso nella letteratura ceca i “ discorsi della gente ”, l’inventiva linguistica e la creatività popolare di operai delle acciaierie, commessi viaggiatori, ferrovieri, assicuratori, notai, impiegati del macero della carta, macchinisti teatrali, che, attraverso un lessico colorito, espressioni dialettali e slang professionali, restituivano alle pagine dei libri la vivacità dell’osteria e « lo splendore dei chiacchieroni e il loro sollazzarsi ». Ed è nello scontro tra drammatica situazione contingente e discorsi apparentemente banali e ripetitivi, che in questi racconti si realizza « l’esperienza sconvolgente di scorgere la perla sul fondo dell’essere umano », come Hrabal la definisce.
Mai tradotta prima in italiano, La perlina sul fondo ha forse risentito del veloce successo editoriale dello scrittore ceco negli anni Sessanta ed è rimasta nell’ombra della successiva raccolta Pábitelé (presentata in italiano con i titoli Vuol vedere Praga d’oro? e Gli stramparloni). Il grande successo dei due volumi di racconti ha poi portato alla rapida pubblicazione di molti degli scritti che Hrabal aveva accumulato nei cassetti nel corso dei decenni precedenti, consacrandolo in pochi anni come uno dei più interessanti autori del panorama internazionale.