Alla luce di concrete esperienze di didattica e di ricerca condotte negli ultimi anni, l’autore intende suggerire alcuni spunti di riflessione in difesa della storia dell’arte intesa come disciplina umanistica, i cui diversi indirizzi di metodo costituiscono una preziosissima e irrinunciabile eredità del nostro passato.
Nei capitoli di questo libro, dunque, Occhipinti affronta il tema del difficile rapporto tra lo studio della storia dell’arte – storia di oggetti e di corpi, in rapporto con i luoghi e i contesti culturali più diversi – e le attuali tecnologie digitali che, avendoci abituato alla smaterializzazione di tutti i saperi, rischiano di produrre, tra giovani e meno giovani, una paurosa perdita di prospettiva storica sul nostro stesso passato e sul nostro presente, privandoci nel contempo di una consapevole visione del futuro. In un mondo sempre più dominato dalle logiche antiumanistiche del profitto e del mercato, il progressivo degrado culturale e sociale prodotto dalla nostra sconfinata fiducia nel progresso e nell’innovazione tecnologica reca con sé un urgente interrogativo: nella società del futuro, quale ruolo avranno gli umanisti e quali responsabilità dovranno assumersi?