Parole come fari per ritrovare una rotta nell’oscurità, che catturano e rendono eterni istanti ed emozioni, in¬trise di un lirismo senza tempo eppure indelebilmente ancorate alla realtà del nostro presente inquieto. Un susseguirsi di pagine in cui le lucide poesie di Alessan¬dro Cannavale si riflettono nelle limpide tele di Antonio Bonatesta; paesaggi reali che diventano luoghi dello spirito, specchio di quel Sud che cattura il cuore con la sua dolorosa bellezza ma dove ancora si rubano ai giovani l’anima e il futuro. Versi incantati e crudi a un tempo, rivolti ai solitari, ai randagi e ai precari, creati da chi confeziona utopie alla deriva, un Sisifo senza meta che spinge in eterno il suo masso e canta di nostalgia, assenza e “restanza”; un sarto che, con tutta la sempli-ce ma dirompente forza della bellezza e della poesia, cerca di ricucire gli infiniti piccoli strappi di cui è fatta la vita.