Molto spesso è la nebbia a stabilire l’umore della gente, l’uggiosità dei giorni a orientare la suscettibilità dei milanesi, il termometro delle campagne a negoziare il difficile rapporto tra città ed entroterra. Non tutti lo sanno, ma anche in Lombardia c’è il mare. Ci sono giorni in cui lo si può ammirare chiarissimo, limpido, manifestarsi all’improvviso tra le corse indaffarate e le ansie del viavai. Ed è molto più che un semplice mare. Un desiderio, anzi un’ossessione. Sillabato come da bambini si fa a scuola, sussurrato tra le cose inconfessabili, guardandosi attorno «così come parlano i pazzi» (cit. Alda Merini). Per queste terre barricate tra montagne, circondate da laghi e condannate all’infallibilità, il Mare
di Lombardia non è solo una suggestione letteraria ma un’insinuazione antropologica. Stefano Izzo, Valeria Viganò, Marta Morazzoni, Valentina Fortichiari, Paola Predicatori, Barbara Garlaschelli, Elena Mearini, Stefano Corbetta, Stefano Ferri e Nicoletta Vallorani hanno messo a fuoco il miraggio di una distesa d’acqua “apparsa” anche ai più grandi autori italiani e stranieri. In Lombardia c’è il mare, e l’involontaria poesia di questo popolo – stesa ad asciugare lungo la riva – altro non è che vita.