Il seguente saggio si propone di indagare i risultati ottenuti intorno alla riflessione sull’anima, sulla mente e sul suo rapporto con il corpo, ripercorrendo solo alcune delle più significative interpretazioni dell’anima che in Occidente si sono avvicendate nei secoli, ridefinendo il concetto stesso di mente. Le riflessioni intorno alla natura della mente accompagnano le filosofie antiche e moderne, senza mai esaurire del tutto la tematica, per giungere sino ai giorni nostri. La discussione intorno all’anima investe ormai tematiche afferenti a un ambito multidisciplinare, grazie al ponte che nel XX secolo si instaura tra discipline scientifiche e filosofiche, e trova la sua forma più compiuta nelle scienze cognitive. Avvalendosi del contributo fornito dalle discipline scientifiche e dalla tecnologia, le scienze cognitive si misurano con il dualismo cartesiano, nel tentativo di trovare un linguaggio adeguato e una sede definitiva per la mente, destinata a peregrinare tra l’interiorità e il mondo esterno. Un recente modello che si propone di dare conto della vera natura dell’anima umana è quello della Mente estesa, posizione esternista che concepisce la mente in perenne rapporto col mondo, riversata nell’ambiente esterno, un mondo che, divenendo intelligente, si popola di artefatti che potenziano le capacità fisiche e cognitive umane. Invece di adattarsi all’ambiente, il cyborg naturale trasforma il mondo a sua immagine, con conseguenze difficili da prevedere sulla società. La mente umana trova riflesso in un ambiente sempre più antropizzato, un mondo di macchine, che rischia di sovvertire le convinzioni che abbiamo su noi stessi, mostrando spiragli futuribili di un umanità minacciata dall’eccesso di mondo che gli artefatti tecnologici hanno comportato.