Il tempo dilatato che la pandemia ha sottratto alla normalità, alterandola, per Chiara si è trasformato in un dono che le consente di rallentare, guardarsi indietro e ricordare. Così, alla vigilia del diploma, decide di scavare nel suo passato – a tratti doloroso come quello di molti tarantini – e di mettere nero su bianco la sua storia e non solo. Come in un film si susseguono tante immagini, alcune più nitide, altre volutamente sfocate perché ancora feriscono. Sullo sfondo, a tenere uniti i suoi ricordi, c’è sempre il mostro che divora senza pietà: l’Ilva. Chiara ripercorre la sua infanzia felice, scivolatale troppo in fretta dalle mani, e l’adolescenza, segnata da una perdita ma anche da rivincite, conferme e consapevolezze. Un viaggio non sempre facile ma in cui non è mai sola: ogni tappa è condivisa, con Maria, l’amica di sempre; Luca, il primo amore; e l’adorata prof. di Lettere, sua prima sostenitrice che la esorta a coltivare la passione per la scrittura. Pagina dopo pagina la bambina sognatrice che amava abbandonarsi alla fantasia lascia spazio a una ragazza matura, che con coraggio lotta per far trionfare la giustizia e che non ha paura di inseguire i propri sogni.