Camera d’Oriente è un poema, ma è anche un album fotografico senza tempo. In un presente sovrapposto al passato, le immagini si susseguono formando a poco a poco una mappa, una maglia che tiene insieme molteplici paesaggi della memoria.
È così che emerge il potere del simbolico, costruito intorno a quegli elementi che tornano e ritornano, ma sempre da angolazioni differenti, come se per lo stesso ricordo ci fossero più vie di accesso, diverse prospettive da cui poter ricordare.
L’esaltazione di un amore assume la fisionomia di un’ossessione. La donna amata si eleva a punto di fuga di tutti i desideri raccolti e sedimentati nel medesimo luogo: una Camera d’Oriente indimenticabile.
La scrittura di Guido Celli è una lente d’ingrandimento emotiva. Le continue metafore, tanto ambiziose quanto evocative, ristrutturano i ricordi in chiave espressiva, alla ricerca di tutte quelle sfumature di senso che prima di finire su carta non avevano un nome.